N. 11 del 1/7/1998

Chi ha paura di Internet?
di Giovanni Ziccardi


Uno spettro si aggira per la Rete: la censura. La tutela dei minori come alibi per limitare i diritti civili

Con la globalizzazione dell'informazione e delle nuove tecnologie informatiche, ha scritto di recente l'ambasciatore Paolo Fulci, membro del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell'infanzia, "il problema della pornografia infantile è diventato ancora più acuto. Materiale pornografico prodotto nei Paesi occidentali (Olanda, Regno Unito, Francia, Norvegia e soprattutto Germania) viene regolarmente diffuso su Internet, usando spesso bambini provenienti da Paesi in via di sviluppo. Non vi sono, per adesso, norme che vietino tali pratiche".
L'Aclu (www.aclu.org, American Civil Liberties Union) è una delle più importanti associazioni di tutela dei diritti civili americane. Dalla home page del sito è possibile tenersi aggiornati sugli sviluppi della storica bocciatura da parte della Corte Suprema americana del cda (Communication Decency Act), con cui si voleva dare un giro di vite alla libera espressione su Internet.

Internet e pedofilia, Internet e immagini pornografiche che raffigurano minori, Internet e attività illecite e ripugnanti, come adescamento di bambini o scambio di indirizzi e informazioni criminali. Alzi la mano chi, in questi ultimi tempi, non ha sentito tirare in ballo la Rete, a ragione o a torto, in relazione a ogni fatto concernente reati commessi nei confronti di minori.

Il dibattito su quelli che sono gli aspetti più oscuri di Internet si è ben presto incanalato in due precise direzioni. Da un lato i "falchi", che chiedono allo Stato una regolamentazione ferrea della Rete con l'emanazione di regole ben precise. Occorre mettere fine a questo Far West giuridico, si dice, serve una tutela effettiva e reale dei minori che utilizzano Internet. Dall'altro le "colombe", che esigono che i diritti fondamentali di ogni Paese civile, primo fra tutti la libertà di espressione, ricevano piena e incondizionata tutela anche su Internet e non vengano soffocati da ipotesi più o meno velate di censura. I pedofili si trovano in qualsiasi cinema di periferia, sostengono, le edicole sono piene di riviste pornografiche con minori, ma nessuno si azzarda a chiedere una regolamentazione del cinema o della stampa. Internet è un mezzo di comunicazione come gli altri e merita pertanto le stesse tutele.


Sono molti, anche in Italia, che si stanno muovendo in difesa dei diritti civili su Internet. Sul sito del periodico on line di informatica giuridica Interlex (www.interlex.com) la Carta delle garanzie di Internet permette di farsi un'idea di come un approccio basato sul principio di responsabilità degli operatori del settore e delle famiglie possa tutelare, con i minori, anche la libertà d'espressione.

Al Senato, la "legge anti-pedofili"

L'Unione Europea è stata la prima a occuparsi ufficialmente della tutela dei minori nella società dell'informazione, approvando documenti che ancora oggi costituiscono la base di partenza per lo studio delle problematiche connesse. La Comunicazione della Commissione Europea del 16 ottobre 1996, Informazioni di contenuto illegale e nocivo su Internet e la Risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei Governi e degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio dell'Unione Europea il 17 febbraio 1997, relativa alle informazioni di contenuto illegale e nocivo su Internet, si affiancano alle nozioni contenute nel Libro Verde sulla tutela dei minori e della dignità umana nei servizi audiovisivi e di informazione, presentato dalla Commissione a Bruxelles il 16 ottobre 1996.

"I servizi in linea," si legge nel Libro Verde, "hanno già una dimensione internazionale attraverso grandi reti proprietarie come Aol o Compuserve. Tale evoluzione dai servizi nazionali alle reti mondiali costituisce uno dei maggiori rischi per la tutela dei minori e della dignità umana e richiede una riflessione approfondita sugli strumenti da impiegare e sul livello adeguato per garantire che si tenga conto dei valori europei in materia di tutela dei minori e della dignità umana".

Il vivace dibattito, dalle sedi europee, è approdato anche nel nostro Parlamento, dove deputati e senatori discutono attivamente, fra proposte di legge, interrogazioni e mozioni, lo scottante problema. Internet, come è logico, divide anche i nostri politici e al centro del dibattito si trova attualmente un comma di un Disegno di Legge, già approvato alla Camera e ora all'esame del Senato, che ha sollevato le ire degli oppositori alla regolamentazione legislativa della Rete. Il pomo della discordia è un articolo, il numero 3 del Disegno di Legge approvato dalla II Commissione permanente della Camera dei Deputati, la Commissione Giustizia, il 3 luglio 1997, dal titolo Norme contro lo sfruttamento sessuale dei minori quale nuova forma di riduzione in schiavitù. È questa la celebre "legge anti-pedofili" che ha avuto, nel suo iter, un andamento alterno, caratterizzato da improvvise accelerazioni, dovute alla pressione dell'opinione pubblica, e lunghi arresti (ora è ferma da diversi mesi al Senato).

Internet, in questo disegno di legge, entra prepotentemente alla ribalta nel comma richiamato, che recita: "chiunque distribuisce o divulga, anche per via telematica, materiale pornografico di cui al primo comma o notizie finalizzate allo sfruttamento sessuale dei minori degli anni diciotto è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da lire cinque milioni a lire cento milioni".

Il Disegno di Legge è stato approvato alla Camera, evento degno di nota, il 3 luglio 1997. Si trattava di un periodo caldo per la comunità telematica: una settimana prima la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva ribadito, con una netta affermazione di principio, la tutela massima da riservare alla Rete anche alla luce dei principi costituzionali, nuovo mezzo di comunicazione sui generis ma meritevole di tutela, a volte anche maggiore, rispetto ai media tradizionali.

Due pesi e due misure

Alla base dei lavori della Commissione Giustizia, la ferma convinzione della perseguibilità anche della semplice detenzione di materiale pornografico, reputata uno strumento essenziale per contrastare il fenomeno dello sfruttamento sessuale di minori da quanti sono concretamente impegnati in tale lotta. Tale materiale, infatti, quando è veicolato tramite Internet, non è infatti equiparabile ad analogo materiale veicolato mediante altro mezzo. In questo secondo caso, infatti, la semplice detenzione è punibile solo se finalizzata al commercio e alla distribuzione.

Ma non solo; nei lavori preparatori si apprende che tale materiale contiene riprese aventi a oggetto altri reati e incentiva la commissione di tal generi di reati a scopo di lucro, oltre a indurre nel fruitore bisogni che possono essere soddisfatti esclusivamente attraverso la commissione dello stesso genere di crimini.

In una frase, non solo la produzione, ma anche la detenzione di materiale pornografico avente a oggetto minori deve essere sottoposta a sanzione penale. Ecco allora che per la prima volta nel nostro ordinamento si introduce la punibilità di tale materiale trasmesso per via telematica.

Problemi tecnici di repressione

La Commissione Giustizia, tuttavia, ha evidenziato numerosi problemi. Intanto si sottolinea la difficoltà di intervenire con efficacia sulle reti telematiche, sia per la tipologia dei servizi e dei siti disponibili, sia per la rapidità con la quale tali servizi nascono e muoiono e per la dimensione "immateriale" dei siti telematici medesimi, che risultano quindi difficilmente rilevabili con gli strumenti tradizionali.

"Anche i provider," scrive l'on. Serafini nella relazione alla legge, "dispongono di significative informazioni riguardanti attività di collegamento a Internet dei loro abbonati: indirizzo telematico del sito, destinatario della connessione, orario del collegamento, durata. Ma tali informazioni vengono in genere conservate per un periodo di tempo limitato perché possono impegnare notevoli risorse di memoria. Con questo comma si vuol consentire agli organi dello Stato di agire anche nella divulgazione per via telematica con la consapevolezza che lo sviluppo di queste tecnologie può richiedere continui aggiornamenti legislativi. Nel nostro Paese le forze dell'ordine, in questi ultimi anni, hanno predisposto tecniche investigative e strategie operative proprio per poter contrastare la pornografia minorile tramite le vie telematiche".

Clima da leggi speciali

Ancora non si erano placate le polemiche, che veniva portata la seconda stoccata alla Rete, questa volta attraverso un documento datato 19 dicembre 1997, la cosiddetta "mozione Bono", dal nome del suo primo firmatario, l'on. Bono del partito di Alleanza Nazionale, dal titolo Disciplina internazionale della rete telematica Internet.

"In questi ultimi anni", si legge nel testo della mozione, "la sempre più capillare diffusione della rete telematica Internet ha costituito, insieme all'indiscutibile vantaggio del progresso tecnologico, anche un formidabile strumento di diffusione di ogni sorta di messaggio, non sempre ispirato da motivazioni e obbiettivi meritevoli di tutela, anche approfittando della sostanziale assenza di qualsivoglia limitazione di ordine giuridico e legislativo, spesso soggetti animati da intenzioni criminali e ripugnanti hanno utilizzato Internet per i loro fini più immorali e inconfessabili; il ricorso a Internet non conosce confini né territoriali, né tantomeno anagrafici, con il rischio di vedere esporre una quantità sempre crescente di adolescenti, e perfino bambini, alle sempre più esplicite e pertanto pericolosissime strumentalizzazioni perpetrate per via telematica. Tali inqualificabili e tragici episodi possono verificarsi unicamente perché, fino a oggi, non è stato raggiunto alcun accordo internazionale teso a consentire a ciascuno Stato di potere intervenire per reprimere l'uso illegale e criminale della pur valida e certamente insostituibile 'finestra sul mondo' costituita dalla rete mondiale Internet. La Camera impegna il governo a mettere in atto tutte le iniziative necessarie a definire, nei tempi più brevi possibili, un accordo tra tutti gli Stati del mondo, per una corretta disciplina dello strumento Internet e trovare, conseguentemente, la soluzione al comune angosciante problema di tutelare i soggetti più indifesi e di ostacolare in tutti i modi legali l'operatività telematica a individui deviati e senza scrupoli, restituendo, nel contempo, Internet al suo fondamentale ruolo di strumento moderno e fondamentale al servizio dell'umanità".

La responsabilità dei provider

Da tempo l'Associazione Italiana Internet Providers (Aiip) si occupa del problema dei contenuti definiti "critici" presenti su Internet. Nella bozza del codice di autoregolamentazione dei fornitori di servizi Internet2 si ricorda, anzitutto, come lo sviluppo di Internet sia stato, e sia tuttora favorito, in primo luogo dalla libertà di vincoli imposti dall'esterno e che questa libertà deve essere preservata e rafforzata, ma che non deve dare luogo ad arbitri o discriminazioni, o comportamenti che possano offendere singoli individui, comunità, o soggetti meritevoli di tutela, come i minori e le minoranze tecniche e razziali.

Dopo aver notato che la regolamentazione dei contenuti critici, cioè potenzialmente offensivi, da parte delle autorità statali potrebbe configurare forme di censura o di limitazione della libertà di espressione delle idee, viene data grande importanza ai software di filtraggio dei contenuti (vedi riquadro I filtri per la Rete). In particolare i fornitori di accesso si impegnano a promuovere la conoscenza e l'uso tra gli utenti dei programmi che consentono di filtrare i contenuti critici, sia attraverso sistemi di classificazione all'origine sia attraverso sistemi di selezione dell'accesso a determinate liste di siti. Inoltre i fornitori di accesso o di contenuti si impegnano a rimuovere dai propri sistemi, non appena ne vengano a conoscenza, i contenuti palesemente e inequivocabilmente illeciti o offensivi, informando, ove possibile, il responsabile dell'immissione. Questo anche per non rischiare venga attribuita loro la responsabilità di quanto perpetrato da loro clienti.



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